Luisa Rota Sperti - My land Tibet

LUISA ROTA SPERTI

MY LAND TIBET- opere scelte 1977-2007


Home > My land Tibet - Opere scelte 1977-2007. Antologica itinerante

Il primo gennaio 1950 Radio Pechino annuncia che l'Armata Rossa si apprestava a "liberare" il Tibet, io ero appena nata. Quando ho iniziato a raccontarmi disegnando, questa "presenza" è entrata lì, dentro il foglio e mi accompagna ancora.
E' dunque una specie di diario che ora ricompongo raccogliendone le pagine, che sono i quadri.
My land Tibet è una storia di passione, come tante. La sua particolarità è di essere stata raccontata tracciando, sul foglio, sistematicamente e fedelmente per molti anni. Spesso è stata la Montagna Sacra, disegnata ben riconoscibile. Altre volte la "presenza" si insinua tra le pieghe dell'opera discretamente, come soffio di vento trasforma un brandello di stoffa in preghiera.
Il mio primissimo ricordo è un "Paese delle Nevi" senza luogo geografico e senza nome, in un fumetto per bambini, alla fine degli anni 50: grandi montagne, distese bianche.

Luisa Rota Sperti - Intrepido

Poi le letture nei primi anni '70, con le rare immagini. Pochi ritagli di giornale, quasi niente che testimoniasse l' "orrore in corso" nel "Paese delle Nevi".
Nell'estate del 1969 c'era stato il primo incontro fisico: alla Tibet-House di New Delhi, in un libretto la foto di un soldato, disegnato poi sul foglio del Paese degli Dei.

Luisa Rota Sperti - Paese degli Dei

Le opere di questo "diario" sono state scelte tra quelle catalogate. Ispirate o "contaminate" sono molte di più, e anche nature morte con Kangling, esercizi scolastici, murales tibetani...
I due grandi disegni acquerellati che iniziano il percorso sono rappresentativi degli anni tra i '70 e gli '80, con le figure (spesso femminili) sempre in primo piano. Fortemente espressive nei volti e nei gesti. Le figure femminili sono una costante nel dipanarsi delle storie: dall'anziana orante dei ... "nomi di dio" quasi in fusione con il bimbo incarnato Tentsing, attraverso le mamme e le nonne delle fiabe fino all'ultimo viaggio di Alexandra David Neal.

My land Tibet è anche un adesivo sulla porta blu del mio studio. La porta si apre sul Paese degli dei la piccola mano della principessa Pema Choki "Loto della fede gioiosa" si abbassa sugli occhi che guardano verso il Tibet dal passo Natu La, nel 1948. Gli dei vinceranno?
Il Buddhacärita è la celebrazione delle gesta del Buddha storico, redatta nei canoni di una precisa iconografia. La Vittoria su Mara è totalmente tibetano; reinterpretazione dell' assalto dei demoni della piccola cappella - grotta del monastero Kyangphu è potentemente sensuale e terrifico, come nell'originale, ora distrutto.

Luisa Rota Sperti - Vittoria su Mara

Luisa Rota Sperti - Vittoria su Mara

E' la montagna non ancora posseduta, il labirinto dei Serpiformi dei.

Una sera d'autunno, un sentiero scomparso: una finestra spalancata sull'infinito nulla. L'attimo sospeso dello sguardo femminilmente intenso che si solleva dalla tazza del te, è catturato lassù, per sempre.
Forse ero io la donna, forse ero nel labirinto.
Nella Cerimonia dal libro tibetano dei morti non ci sono metafore, tutto è pullulare di creature e stelle, occhi attoniti, piccole vite, parla dell'uomo e del suo morire.

Luisa Rota Sperti - Cerimonia dal libro tibetano dei morti

Luisa Rota Sperti - Cerimonia dal libro tibetano dei morti

Luisa Rota Sperti - Cerimonia dal libro tibetano dei morti

L'intervento al vallo delle mura di Lecco (esposizione con installazioni del 1987) è devozionale, come lo sarà il Milarepa. Nel "diario" lo precede per annunziarlo. Un solitario, colossale lavoro: quasi cinquecento bandiere di preghiera, molte stampate da matrice originale, altre dipinte con dei e simboli di innumerevoli credi. Bandierine regalate alla fine dell'incontro: come dissolvere un mandala di sabbia con il palmo della mano...

Luisa Rota Sperti - Vallo delle mura Lecco

Luisa Rota Sperti - Vallo delle mura Lecco Luisa Rota Sperti - Vallo delle mura Lecco

La creazione del Milarepa ha voluto molti mesi del 1991 (anno internazionale del Tibet). Dai pannelli laterali che si estendono come braccia spalancate, lo scuotersi e il contorcersi (nei "delitti" e nelle "prove") trovano la loro quiete nella centralità della liberazione. Il santo eremita è racchiuso nella sua "grotta-ventre-radice". Piccole donne scorrono sulle tavole raccontando storie di odio e vendetta, d'amore e dolore; di dottrina. Alle spalle del santo il ghiacciaio, la montagna non è più presenza oscura e minacciosa: è sacra.

Luisa Rota Sperti - Milarepa

Luisa Rota Sperti - Milarepa

Ed è il grande Kailãs, Montagna Sacra per eccellenza. Kang Rimpoche, che si rivela nella settima tavola, dal lago all'orizzonte. Minuscole figure di monaci, con la loro minuta presenza, ne seguono i confini: in primo piano Sua Santità Tenzin Gyatso guarda lontano.
I dieci tori è stato un cammino a ritroso nel tempo, in dieci tavole di uguali dimensioni. Si sviluppa il viaggio ed inizia con il finire della notte nella casa paterna contadina; all'orizzonte la cupola del Kailãs si leva al posto della grande luna d'estate.
Il sentiero dalla Montagna alla montagna è così ben tracciato. E nel mio andare e tornare camminando a mezza quota, le immagini amate si miscelano: danzano nell' Aere Dakini e Yogini tra le vette Dolomitiche, volano le Messaggere celesti, dagli abissi dei Tone a quel "Dito di dio" piantato contro il cielo del Sorapis... C'è un dichiarato parallelo tra i "viaggiatori incantati", che in simbolica presenza accompagnano il lungo deambulare intorno al Kailãs, ed il viaggio "dall'alba all'alba nuova" di Pino intorno al Pelmo.
Viaggiatori incantati e pellegrini è un epico racconto di vite straordinarie, nutrito dai ricordi di piccola viaggiatrice. Un pellegrinaggio immaginario non compiuto, forse neppure cercato. Inizia con Alexandra e Yongden e si arresta sulle rovine, sul pittore Tsering e la sua tela vuota.
Ma l'anima, disegnata, sotto, è femmina e ha il futuro negli occhi.

Luisa Rota Sperti -  Tsering

Il cammino di Pino, la Morte e il Pelmo (Il mio Kailãs) è un'altra forma di pellegrinaggio, è un cammino d'amore. Il Pelmo è il "trono degli dei", il Tibet l'altare del mondo. Le mamme ne sono la guida positiva. Esse portano sul dorso minuscole scintille tibetane: i colori nei "tappetini da sella" sono simboli degli elementi: mamma camoscio è il fuoco.
Continua il gioco delle fiabe raccontate disegnando: nel mondo grigio di Stella Stellina bandierine e aquiloni sussurrano l'aria... la burbera nonna dei nuvoloni ha lunghe trecce tibetane e parole misteriose.
Le parole-respiro sono il cuore della tavola del Calendario perpetuo Volti e gesti del Dalai Lama e della sua gente, che si dissolvono in spire d'incenso, si elevano dalle sacre montagne che scorrono via.

Luisa Rota Sperti - Dalai Lama

Poi, tornando un giorno alle leggende, alle pareti, alle cime, ecco intrufolarsi l'antica suggestione: nel cuore del sasso l'uomo è assorbito in una comunione totale con la montagna: Det come Milarepa? E la fata del fiume, la strega, la serpe?
Il diario disegnato si ferma sull'ultimo viaggio di Alexandra David Neal. Da bambina, alla ricerca del proprio albero, a donna in cammino. Il percorso di quella lunghissima vita è tracciato dai suoi occhi, è cielo e terra; è passione. E' una storia di donna, intensa; un pò come la la mia.

Luisa Rota Sperti - Alexandra David Neal

Fate e dakini nei paesaggi di Luisa Rota Sperti
di Tona Sironi Diemberger

Nelle opere di Luisa Rota Sperti il Tibet è un elemento ricorrente. Del paese delle grandi montagne e delle nevi eterne Luisa ha colto quel lato spirituale che l'uomo occidentale sogna e idealizza, il Shangrila, che lei, nella sua arte, collega al mondo delle cime dolomitiche.

Gli abitanti dei paesi alpini sanno che spiriti, folletti, streghe, fate hanno da sempre popolato rocce e anfratti delle montagne e, per chi ha sensibilità adeguata, ancora li popolano. Come le nostre, anche le valli dell'Himalaya, ne sono piene; la gente del posto conosce queste entità, le rispetta, le invoca, le teme. Sono spiriti delle acque, delle rocce, del cielo, della neve, delle montagne, a volte favorevoli agli esseri umani, a volte violenti e vendicativi. Al pari dei folletti e delle fate, delle streghe, o delle ambane, che Luisa inserisce nelle sue favole dolomitiche, anche le entità himalayane non sono sempre buone, anzi, spesso sono impietose, maligne se non addirittura feroci. Tali sono, ad esempio, i klu, gli spiriti della acque dell'Himalaya, che puniscono senza remissione chi sporca le sorgenti. Possono però essere anche entità prevalentemente benefiche come le dakini, le mitiche "danzatrici del cielo" della tradizione sanscrita e tibetana che spesso accompagnano l'asceta, l'eremita, l'iniziato sulla via dell'illuminazione.

La matita di Luisa evidenzia la presenza degli spiriti fra le rocce e i boschi delle montagne alpine, ma anche nelle immagini del suo Tibet si intuiscono le magiche presenze che, come gli abitanti delle Alpi, risiedono di preferenza in particolari ambienti. Fra questi il "paese delle dakini" mitico spazio visitato da pochi spiriti eletti che ne hanno lasciato la magica descrizione. Nel 1500 il maestro Tangton Gyalbo ebbe modo di tradurne la magia in parole: "Fra le rocce crescono cespugli, foglie, fiori, alberi. Fra i rami gli uccelli volteggiano cantando. Nelle radure pascolano le antilopi. La tigre e la gazzella riposano insieme. Mi sono sdraiato al riparo di una roccia e ho fatto un sogno. Ho visto montagne coperte di rubini e pietre preziose. Sulle cime aleggiavano gli spiriti dell'aria. Schiere di dakini coperte di rari ornamenti danzavano e portavano offerte." Per la mente tibetana questo paese mitico si identificava sopratutto con le valli dell'Himalaya che  balenavano irraggiungibili agli occhi dei pastori nomadi erranti con i loro yak sull'altopiano semideserto, e attiravano magneticamente gli eremiti in meditazione negli anfratti fra le rocce. Sapevano che si fossero recati in quelle valli, fra i corsi d’acqua, gli animali satolli e i ghiacciai scintillanti come gemme preziose, con l'aiuto delle dakini avrebbero potuto percorrere la via dell' illuminazione. Queste valli, nascoste fra le altissime montagne, da secoli furono anche il luogo sognato dai tibetani per trovare rifugio in tempo di calamità, che fossero le antiche orde dei mongoli o le moderne armate cinesi. E forse anche noi potremmo pensare un giorno di vederle lasciandoci accompagnare nel nostro meraviglioso sogno dalla matita di Luisa.



My land Tibet

La Mostra è accompagnata da una selezione di 30 volumi (di "immagini")
tratti dalla mia "biblioteca tibetana" ricca di 150 volumi.
Luisa Rota Sperti

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet

Luisa Rota Sperti - My land Tibet



Video: My land Tibet