Croda Viva
Il Pelmo è un crocevia straordinario di storie, leggende, spigoli, diedri e cenge. Di sassi e di uomini.
Una montagna dalla personalità singolare, con un posto a sé fra le grandi crode delle Dolomiti.
Una montagna in cui orizzontale e verticale si accompagnano al posto di opporsi. Una montagna di linee complesse, raramente dirette che pretende, per essere avvicinata, familiarità con entrambe le dimensioni.
E con il vuoto, tanto che, sovente, è più esposta che difficile.
Anche un crocevia di nomi importanti per la storia dell'alpinismo, a partire dai pionieri Grohmann e ball per arrivare a Simon e Rossi che nel 1924 ne vinsero la parete nord per la via destinata a più duratura memoria e terminare (almeno per quanto riguarda l'alpinismo classico) con i nomi di Casarotto e di Messner.
Altri aspetti singolari presenta il Pelmo: fra i principali l'essere, fra le cime dotate di in aspetto imponente, una delle poche a essere stata scalata per prima senza intenti alpinistici o scientifici, da semplici cacciatori di camosci. Una montagna dunque abitata da quegli stessi animali che si muovono fra le righe di questa storia.
E una montagna che pulsa di vita propria, come sembra testimoniare il fatto che la guida che vi accompagnò sulla vetta Ball, chiamava la roccia marcia "croda morta", in implicita opposizione alla "croda viva", quella alla quale il salitore può affidarsi sicuro.
E come è bello scoprire tanto di queste storia fra le righe di una sana , vecchia "guida grigia"della collana curata dall'indimenticabile Gino Buscaini, uscita dalle mani, che non sai più competenti o più innamorate, di Giovanni Angelini e Pietro Sommavilla. Una guida in cui tutte queste storie stanno insieme, raccontate con poesia e precisione nelle pagine di carta sottile.
Una guida che ti conduce nella geografia fisica e nella storia umana di questa montagna facendole sfumare una nell'altra... e additandoti insieme i percorsi che fanno diventare realtà il sogno di salire.
Una montagna le cui pendici sono punteggiate di malghe, come quello da cui muove e a cui ritorna il protagonista della storia. Proprio come un alpinista che muove dal rifugio e vi fa ritorno. Un percorso circolare, come quello di un pellegrinaggio intorni a una montagna sacra, scandito di stazioni, di incontri, di richieste e di sforzi. Pieno di fiducia e di paura, di generosità e di ostacoli.
Così - credo - ha visto il suo Pelmo Luisa Rota Sperti e lo ha rivissuto secondo la propria sensibilità e la sua storia personale. Forse non lontane da quelle suscitarono lo sguardo incantato che dedicarono a questa montagna le alpiniste del XIX secolo, la prima delle quali selina Matilda Fox, ne raggiunse la vetta nel 1870.
Lei che viene dalla terra di Antonio Stoppani che nel suo Bel Paese scrisse «Il Monte Pelmo che si leva, aereo, solo, quasi dicesse"Basto a me stesso"». (Alberto Benini)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - PINO - (50,5x37)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - CAREGÓN DU DIÀU - (50x60,5)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - L'UOMO DI LEGNO - (36x72,5)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - MAMMA MARTORA - (50x50)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - MAMMA MARMOTTA - (25x72)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - MAMMA SCOIATTOLO - (50x50)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - MAMMA PIPISTRELLO - (25x72)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - MAMMA CAMOSCIO - (50x50)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - ALI NEL CIELO - (36x72,5)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - TRONO DI DIO - (50x60,5)
PINO, LA MORTE E IL PELMO - MARIETTA - (49x34,5)
Nell'estate del 2005 Pino, la morte e il Pelmo diventa Camminarte: un percorso nei rifugi della Val Fiorentina, ed oltre nei quali le tavole rimangono permanentemente esposte.
Nell'estate del 2010 è confermato e arricchito di nuove iniziative il Camminarte al Monte Pelmo.
Un calendario perenne (con inizio a giugno) presenta immagini del "percorso artistico" e dei rifugi che lo accolgono. E' reperibile alla Proloco Val Fiorentina, unitamente al calendario "Cartoline dei rifugi".