Front cover: "Mauro Corona" - Matite su cartone Schoeller cm 72 x 52
Di nuovo Vajont... ma è malattia da cui non si guarisce: pensavo di aver chiuso, di non pensarci più, impossibile.
Impossibile purtroppo per chi l'ha vissuta, impossibile per fortuna per noi che sentiamo il dovere di continuare a pensare, di continuare a dialogare, a trovare nuove prassi, che ancora la società civile rifiuta di annettere alla propria esperienza. Come non vedere ancora ogni giorno un Vajont nella vicenda dell'ILVA? Morti innocenti dovuti a connivenze, a corruzione, a tragiche italiche leggerezze come diceva Giovanna Zangrandi.
E ce ne sono di cose da imparare ... la processione del Bonduhuak. Chissà che lo legga qualche nostalgico cantore del buon tempo andato, è sempre la solita vecchia storia, la strategia della paura che ancora si usa per dominare i popoli; sì, terrorizzare per costringere: se non preghi morrai, e ti può capitare di peggio anche dopo morto, e sapete che effetto su chi aveva vita grama e tante volte pensava che se moriva si liberava degli affanni! Lo diceva Mauro un giorno, mentre leggeva una sua cosa ai bambini, sotto al portico della Ciasa da fum a Claut, che i vecchi non sempre avevano dato buoni insegnamenti, come quando avevano insegnato ad uccidere le salamandre.
Già, e forse c'è qualcosa da recuperare:
"Non paure di morti e in congreghe
Diavoli goffi con bizzarre streghe,
Ma del comun la rustica virtù."
Comune rustico, Giosuè Carducci.
Come dire gestire insieme il bene comune.
Ecco cosa mi son trovato tra le mani per la stima di un'amica, forse solo così per farle un piacere, un libro oggetto. Lungo paziente lavoro di chi tra arte e natura trova il tempo per dedicarsi agli altri. Perdersi e ritrovarsi.
E' un piacere stare un po' con questo libro, darsene il tempo. Certo nei suoi disegni-mondi può bastare un'occhiata e tirar via, ma ci si può stare ore come davanti alla natura. Scriverne è come scrivere una lettera, oggi che non ne scriviamo più, come stare con una persona.
Ecco un libro fatto con cura, c'è voluto tempo per farlo; prima di tutto tempo per stare nella natura, per vederla, per vivere l'esperienza di solitudine e di silenzio quando non si è più ne tristi ne soli, ma si è vivi.
Ci si é dati tempo - oggi che non ne abbiamo più per nulla - per disegnare, tempo per scrivere, tempo per scegliere la carta e per decidere il formato, tempo per impaginare come si deve, lavoro delle mani, lavoro dello spirito; un mondo intero di cura, d'amore, non per denaro.
Come puoi usare un libro così? che oltre a tutto indica nel mondo digitale la strada del libro oggi.
Una storia che - dice Luisa - avevo necessità di scrivere un libro che comincia a far bene a chi lo scrive.
Se ti lasci prendere, se lasci toccare le corde del sentimento con naturale semplicità, il bosco, il legno, il libro risuonano di ombre, vibrano di forme, partecipi alla vita, come davanti a quegli alberi testimoni della disperata volontà di vita sopravvissuti di sghembo sulla frana del Vajont,
come un violino risuona del segreto di quel legno famoso di risonanza che Stradivari sceglieva in Dolomiti,
come un truciolo di cirmolo profuma l'anima.
Se sai ascoltare perfino la matita il cui sommesso fruscio genera figure, genera mondi, allora puoi vedere la figura nascosta nel tronco d'antico frassino che Augusto Murer sapeva a noi palesare; puoi sentire la potenza magica della favola, che nasce dalla storia, che nella poesia trova quel soffio di vita che l'immensità della tragedia sembrava cancellare.
Dentro o fuori dalla favola, quasi ci si trovasse di fronte ad una entità fatata che aiuta, può far del bene, va rispettata perché non si rompa l'incantesimo. (Attenti perché è solo la cattiveria degli uomini che ha volto le fate in streghe). Così quando sei all'ultima figura puoi tornare su ed accorgerti che ce n'era un'altra che non avevi visto e magari solo ora salta fuori e si fa vedere. E' ciclico il tempo, a volte le cose tornano; puoi tornare, non c'è mai l'ultima pagina, perché puoi sempre ricominciare. Troverai altro, che non avevi visto, forse un sorriso e magari poesia persone che rinascono scolpite ... sculture che tornano alberi ...
Che tu abbia visto il mondo di figure come un catalogo ordinato, oppure a salti, che tu abbia letto tutto d'un fiato o che tu abbia iniziato, lasciato lì, ripreso, sarà bastato mettersi dalla parte dell'altro, oppure lasciarsi andare ad ascoltare l'aria del bosco, a me riesce, grazie Luisa.
MARCO TONON giardiniere di percorsi museali
Ho disegnato (e poi scritto) questa breve strana leggenda molti anni fa.
Abitavo allora al "Paradiso", una piccola conca sotto le "Corna di Medale", a due passi dal bosco.
Avevo iniziato a "giocare" col legno. Figurelle inquietanti all'inizio, come nei disegni grovigli di rami e radici in cui aprire occhi e bocche, spesso urlanti.
Prendendoci piacere ero poi passata a pezzi di legno più adatti, dunque avevo iniziato a scolpire. Un tentativo un po' goffo, ammetto, che ha partorito un piccolo popolo di "Lune" regalate per lo più a chi mi veniva a trovare. Contemporaneamente leggevo il "primo" Mauro Corona ("incontrato" sullo "Scarpone") e parlava di ciò che da sempre amavo disegnare, con rocce cieli e nevi, gli alberi appunto. Ne parlava come vivi compagni, da incontrare ... e anche del Vajont.
Ma le radici di questa piccola leggenda sono più lontane. Nel 1963 avevo 14 anni, e per anni e anni l'incubo ricorrente di una muraglia di acqua che si solleva e precipita visitava i miei sogni; quell'immagine colpiva ferocemente nella mente e nel cuore.
L'unione del racconto di Marco Paolini con il primo libro di Mauro ha fatto nascere i disegni, in parallelo con la storia che avevo necessità di scrivere: le persone che rinascono scolpite... le sculture che tornano alberi... Fu riportando le statue di Mauro sul foglio alla loro natura di alberi che iniziai a raccontare, a raccontarmi... accorgendomi che mi faceva bene.
Ora, disegnando piccole storie di bambini per bambini, questa mi è tornata tra le mani, semplicemente.
Luisa Rota Sperti.
Dedicated to the children disappeared into the waters of Vajont, October 9th 1963, at 10:45 am... I would like to persuade myself the went asleep, without noticing death had come to take them.
Mauro Corona (Il Volo della Martora)
"C'era una volta" - Matite nere e colorate su cartone Schoeller cm 20 x 20
Once upon a time...
Once upon a time.
So every tale begins, except to the village of Sassi Lassù, where fear spread; when, in the evening, grandmothers, winded round in their big black scarves, sat around the fire and told so terrible histories they do not call tales, for tales don't cause fear.
They told histories like all that tell prophecies do, and the terror from the mouth arrived till the ears and then to the hearts; and from the hearts came down to the steps caught lingering on the paths, in the woods, in the clearings, al sunset, running towards home.
They told that the Schola del Bonduhuãc sliding out the cemeteries, flew with cries and whispers through the valley, passing villages, roads, fields. A procession of white faces that dragged house by house to drive out the preys and, whistling, west down upon the calm and sinister water asleep in the valley bottom, ready to devour everybody breathing.
Those caught, did not have escape and could only pray, ask for mercy like they wouldn't have done in their life. Sometimes, by chance or by destiny, the Schola del Bonduhuãc didn't reach to bring away the soul of the incautious caught in the evening shadow, but in the village fears added up to fears, awakened by those poor dead obliged to be bad for the eternity...and the more deep the night, the more fear infected everything...
...and runs, runs the little girl towards the cosy home, towards the fireplace light, towards grandmother's arms that can save her...outside the shadows' army rocks between the trees and starts knocking... TOC... TOC... TOC...
grandmother Giacomina finishes to tell. October fogs, outside, lullaby the mountains, fringe to pieces and creep up, up...till the still lake
TOC... TOC... TOC...outside you may hear a continuous dripping and the shadow awaiting for months upon the peaks becomes larger and darker : for the dark lady it is ready for a great harvest and, like a scythe, she is taking the last slice of the Moon.
TOC... TOC... TOC...the owl cries, calls the night, slams on the glasses and wants to come in. But that shadow over there is so big and darker, her hood now covers the whole mountain.
TOC... TOC... TOC...the drops beat on the glasses more swollen, cross the glasses with claws made of tears, and now a wind comes down from the mountains and rumbles like a thousand thunders, grows like a wave and unhinges the bolts, breaks the windows, enter the houses and wrap up things and persons with his cry of darkness.
"Mina" - Matite ed acquerello su cartone cm 30 x 30
Grandmother, little Gran, what a fear, what is this angry water?
Grandmother, little Gran, help, water kills more than stone
Grandmother, little Gran, farewell, the bad water brings away us little children, it throws away in the wind, it seeds us in the mud.
And the mud does mix everything the evil water, men and animals. Cats, kids and young calves with children and grannies, with the last summer fruits, the grapes of the vineyards and the first chrysanthemums of the gardens.
The shadow takes it all, to the night birds their wings are not enough to fly away...a cry eats the shouts.
Then silence, grannies drowned in their own black scarves do not prey anymore, they don't sing anymore, they do not tell no tales. The shadow eats, swallows and gulps down the last sparks of those little lives that turn of like fireflies in the storm. When the dark shroud rises there isn't anything left: long rows of dead without grave goes alone and there are not enough paths and woods and clearings to receive them when the shadow throws out them in an endless winter.
"L'onda" - Matite ed acquerello su cartone cm 30 x 30
To the Schola del Bonduhãc now joins a void infinite, in the solitary villages and down in the valley the nights are darkened by that void.
For years and years of darkness dozens and dozens of shadows every night creep out from the liquid mass that for them continuously falls down and rises again, runs and spreads out like a black veil, in a night without rest and without sleep.
Only the trees have mercy of that nothing without rest. With their roots the suck the death and the fear from that black wave, then sprout and give back life to the forgotten valley. The mercy of the trees takes the children, keeps them in the warm of the trunk, it rocks them between the domestic branches while other years pass quick and somebody starts to return...
TOC...TOC...TOC...and the chisel takes away the soft wood that kindly leaves itself to caress
TOC...TOC...TOC...and the cheeks, hair, eyes, mouths that emerge by the veins take life and start murmuring
TOC...TOC...TOC...pulsate the wounds that comes out, with the faces, in the wood
And from branch to branch, from frond to frond, the wind rocks a new tale.
"Dal legno nel legno" - Mine nere e colorate su cartone Schoeller cm 13 x 30
"A dry and amazed boy, of stone and wood, grown away from the valley, in the painful knots of the wood knows how to separate knots and roots, caresses the veins, makes them beat and creates a great wooden fresco, in its clefts leaves open our wounds"
"A stone and wood boy sentenced to remember, and always must tell our little meat, blood, hair and feathers lives"
"A stone and wood boy that know how to listen to the voices of the wood, he knows how to see the life that our trunks hide, only he understands our voices and recognizes our shapes"
Look at him,
in the hot he gives us back a body, the one the shadow took from us, there we can recognize and rest
Look at him,
Our new body made of stone in which we will be kept and protected; there won't be water or wind to take us away
Look at him,
He'll remain with us not to forget what happened, to go back and tell, growing tree, climbing walls
"Vajont" - Matite ed acquerello su cartone cm 30 x 30
And look that false wall above, a long and skinny gravestone, firm barrier of no use to save us. The wounded mountain rests and so rests the infringed lake.
We rest in new and old plants speaking our languages, reading our veins. the shadows we pose now on earth are quiet: the Schola del Bonduhuãc do not emerge anymore from the graves or from infinite darkness; now our voices are the delicate whispers of the night.
TOC...TOC...TOC...the chisel caresses shoulders and thighs, draws faces and hair, takes away and frees
TOC...TOC...TOC...the chisel takes away and frees and we grow sweet, strong, pensive, bad, strong, delicate...like the wood we are made of, we live a new life
The owl now flies on the infringed valley and calls the night for the few that have returned, for those that do not want to forget. Calls the night and her call is not a death call anymore, but is silence that falls down to embrace the sleeps. For the shepherd of the trees, now the owl is a friend, and stays up in silence on his wood shoulder.
"Scultura" - Matite ed acquerello su cartone cm 10 x 30
...from all those dead emerge the faces of the children disappeared in the Vajont waters.
And sadness, in her perennial dance round the facts of the cursed evening, passes to visit us bringing with her the smile of those children and the memory of their last summer
Mauro Corona (il volo della martora)
La Schola del Bonduhãc:
7 plates
Fairy tale, illustrated with an unpublished text.
Written and drawn in: 2004/2005
Two more illustration paintings added in 2011
This work is proposed to an interested publisher for printing on paper.
It is possible to exhibit the original book paintings as in the past at:
- Montagne Incantate Bolzano 2004
- Club Alpino Italiano / Ottagono Spaziomontagna Milano 2008
- Hogazait festival Cimbro Altopiano di Asiago 2009
Mauro Corona's are from these books of him:
Il volo della Martora - I licheni, Vivalda editore 1997
Aspro e dolce - Mondadori 2004