Spaventapaure e Spaventa_bù, percorsi nel tema della paura e di come trovare il coraggio.
Lo spaventapasseri nasce come alter ego del contadino che, dopo aver sudato sul campo per prepararlo affinchè dia il raccolto migliore, si pone a baluardo della fatica compiuta e sperimenta modalità per difenderlo da nemici più o meno naturali. E' una situazione in cui la sopravvivenza dell'uomo si fa precaria e quasi in balia degli eventi naturali. Non potendo molto contro la grandine, chi ha sacrificato la schiena alla terra si adopera per poter scongiurare più piccoli e, forse controllabili, eventi. Lo spaventapasseri è custode del germogliare, è garante del germinare della vita. Sta in bilico sulla natura, un po' amico, un po' nemico, aiutato dal vento nel suo improbabile movimento, colpito dal sole in qualche casuale luccicare, attende che i grossi uccelli neri si avvicinino per scagliare il suo sguardo che spaventi. Ma il campo non è suo. Combatte per la difesa di una vita che non ha, che non conosce. E' fragile maschera che l'uomo nemmeno più indossa, quasi abbandonata al bordo del campo. La riuscita del suo compito non è sicura. Alcuni uccelli neri, incuranti della minaccia, lo avvicinano e si posano sulla sua spalla. Spaventapasseri è soglia di entrata ed uscita, il suo volto è rigido ma il suo stare è mutevole. Cerca di scacciare, perchè qualcuno glielo ha detto, ma è pronto ad accogliere, perchè così gli accade nella vita (che non ha). Lui che incarna le paure. Il rischio, per noi, è che la paura ci trasformi nel fantasma di noi stessi, che ci impagli per sempre nell'ombra della nostra paura. I nemici non esistono. La zampa dell'uccello nero che si posa accanto al suo cappello sfilacciato è, in fondo, l'unica occasione per ricevere una pacca sulla spalla.
(Luigi Maniglia)