" Il segreto del Bosco Vecchio" di Dino Buzzati nei disegni di Luisa Rota Sperti
I Geni
…quelle piante sono la dimora di geni… Solo i bimbi, ancor liberi da pregiudizi, si accorgevano che la foresta era popolata da geni… Essi se ne stavano alla sommità dei fusti, a discorrere tra loro o col vento… Uno di loro in forma umana era il Bernardi.
Il Vento Matteo
…il vento Matteo era molto conosciuto. Ambiziosissimo preferiva signoreggiare nella piccola vallata che girovagare per le grandi pianure e gli oceani… acquistava gagliardia speciale due ore prima dell’imbrunire e toccava il massimo della sua forza nei periodi di luna crescente
Matteo e Benvenuto
Alle ore 24 il vento Matteo cominciò un concerto, poi alla sua voce si unì quella di un bambino. Matteo estraeva dal bosco perfette sonorità…le cime degli abeti dondolavano da una parte e dall’altra, secondo il ritmo della canzone.
Matteo e il vento Evaristo
Matteo potè far giungere l’ammasso di nubi in pochi minuti fin quasi in cima alla valle. La valle piombò in un’ombra funerea… Senza pause il vento Evaristo soffiava in mezzo alle nubi sfaldandole una ad una… stremato di forze Matteo ancora si accaniva…
Il vento Matteo salva il bosco
Il Bosco Vecchio non più mugghiava la notte, ma giaceva in una penosa atonia mentre i rami venivano spogliati e contro il cielo si profilavano gli scheletri nudi. "…c’è uno solo che possa salvare gli alberi…è Matteo". Al quarto giorno neanche più un bruco era in vita. Il Bosco Vecchio rimase solo…libero e purificato.
L’addio del Bernardi a Benvenuto
…Dimenticati si erano, di noi geni, della voce del vento, del linguaggio degli uccelli… Avevano finito di essere bambini…non se lo immaginavano neppure. Il tempo era passato anche sopra di loro… Ridevano spensieratamente come se nulla fosse successo, come se tutto un mondo non si fosse chiuso dietro a loro.
Il tribunale degli uccelli nella foresta
A giudicare dall’intensità del clamore una ventina di grossi uccelli dovevano essere appollaiati sugli alberi circostanti. "…se animali diurni lasciano il nido per passare la notte qui a discutere ci deve essere una ragione… l’onore del Bosco Vecchio!". Il colonnello ascoltava immobile.
La morte del Procolo e del vento Matteo
…nella valletta si raccolsero le bestie della selva…per vedere come il Procolo, il padrone del Bosco Vecchio, facesse a morire… La luna aveva cominciato a scendere, il Bosco Vecchio era nero. "Questa notte mi tocca morire" disse Matteo "già è cominciata la mia dissoluzione, salirò per l’aria, svanirò a poco a poco nel cielo"
I rumori della foresta
Il colonnello restò seduto ad aspettare il nuovo giorno, e per la prima volta nella sua vita conobbe i rumori della foresta. Quella notte ce n’erano quindici. Il Procolo li contò ad uno ad uno… Ma due o tre volte, quella notte, ci fu anche il vero silenzio degli antichi boschi, non comparabile con nessun altro al mondo e che pochissimi uomini hanno udito.
Sallustio
I geni erano persone alte e asciutte con occhi chiari, il volto semplice e come seccato dal sole. Nella maggioranza avevano i capelli bianchi ed erano sbarbati. Seduto su un sassone, da solo, vicino alla base dell’albero, il genio dell’abete. "Sallustio, siamo stati traditi, ci è stato rubato il vento… Siamo venuti a dirti addio".
Il colonnello Procolo
Il colonnello Sebastiano Procolo venne a stabilirsi in Valle di Fondo nella primavera del 1925. A quell’epoca, e così rimase pressappoco fino all’ultimo, era un uomo alto e magro, con due vistosi baffi bianchi, di robustezza non comune.
Al colonnello era toccato in eredità il Bosco Vecchio, la foresta più bella. Là c’erano gli abeti più antichi della zona, e forse del mondo.