Luisa Rota Sperti - Sogni nel vento - Trento Film Festival 2011

LUISA ROTA SPERTI

Sogni nel vento - Trento Film Festival 2011


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Il 3 maggio 2011 alle ore 11.00, presso lo Spazio espositivo MontagnaLibri, Piazza Fiera è presentato all'interno del Trento Film Festival 2011 il volume La stella del cardo e il covone di fieno, Giuseppe Det Alippi, biografia disegnata e raccontata (in un'intervista) di Giuseppe "Det" Alippi contadino di Pian dei Resinelli. Un mix di interviste, disegni, ricordi e appunti dalla Grigna alla Patagonia con ritratti grafici e fotografici. Introduzione di Reihnold Messner.

L'opera verrà stampata da Ed. Montura Editing nell'anno in corso.
Carlo Caccia dialoga con l’autrice

sponsorizzato da Montura



Luisa Rota Sperti - Giuseppe Det Alippi



Luisa Rota Sperti - Sogni nel vento - Trento Film Festival 2011

Carlo Caccia dialoga con Luisa Rota Sperti



Luisa Rota Sperti - Sogni nel vento - Trento Film Festival 2011

Lo scrittore Roberto Mantovani e l'alpinista Kurt Dienberger



Luisa Rota Sperti - Sogni nel vento - Trento Film Festival 2011

L'artista e scrittore Mauro Corona



Luisa Rota Sperti - Sogni nel vento - Trento Film Festival 2011

Foto di Daniele Lira



Luisa Rota Sperti - Sogni nel vento - Trento Film Festival 2011

Foto di Daniele Lira



SOGNI NEL VENT0
Gli spaventapasseri di Luisa Rota Sperti

Abitano tra gli ulivi e conoscono i venti: la Breva e il Tivano in perenne altalena. Così il Lario – che forse sta per Lawar, via incavata nella roccia - si increspa e il Genius loci si risveglia. Eccolo: prima sbircia il lago, poi le montagne ai suoi fianchi col potente Sasso Cavallo e infine si ferma a metà, sulla collina di quelli che danzano al vento. Simpatici personaggi, pensa: li sente chiamare “spaventapasseri”, come se dovessero far paura, ma lui, per loro, prova soltanto una grande tenerezza.
Li aveva visti arrivare, un giorno, portati dalla piccola Luisa che li chiamava per nome e, stupendosi di se stesso di solito tanto perspicace, ci aveva messo un po' a capire che erano opera delle sue mani. Delle mani di Luisa, si intende, che sapevano prendersi cura dell'orto ma che diventavano veramente magiche quando guidavano la matita sul foglio bianco. Così, aveva pensato il Genius loci, c'era dell'altro: non soltanto infinite variazioni di minuscoli dettagli sulla carta, quasi a voler sviscerare l'essenza delle cose togliendo loro ogni corollario per arrivare a quel grigio ferro che forse è il colore delle idee, ma anche forme più grandi, tridimensionali e necessariamente abbozzate, in emozionante contrasto con l'assoluta precisione di quei disegni dove nulla è casuale.
Abituato al fittissimo contrappunto delle matite, a quella rigorosa polifonia di linee di cui soltanto l'occhio attento, a pochi centimetri di distanza, riesce a cogliere il meraviglioso intersecarsi e distinguersi, il Genius loci si era trovato spiazzato, colpito in pieno da un rustico canto di contadini: una faccenda orecchiabile, dai colori esuberanti che spiccavano anche da lontano, persino dalla collina accanto. Luisa l'aveva sconvolto: proprio lei, quella della ricerca senza tregua sulla carta, sembrava aver ceduto alla tentazione dei discorsi più popolari, alla strada in discesa di certi artisti che non sentono il bisogno asfissiante - eppure insopprimibile - di dimostrare a se stessi la validità delle proprie opere.
Spaventapasseri: due rami incrociati, filo di ferro e quello che capita. Il Genius loci però aveva voluto avvicinarsi, un po' deluso ma anche un po' curioso, e vedendo meglio aveva compreso che c'era dell'altro, che ciascuna di quelle creature raccontava a modo suo la propria storia. Un telo d'ombrello, un cesto, una camicia e un cappello: da vicino era possibile riconoscerli, ricordare da dove arrivavano e a chi erano appartenuti. Ecco: Luisa non l'aveva tradito, non si era liberata dell'ossessione dei simboli e lui, che aveva scovato il nesso che inconsciamente cercava, era felice.
Guardando quei dondolanti spaventapasseri (che si guardavano tra loro) aveva cominciato a considerarli benevolmente e quando un giorno, salendo lungo la val Meria per far visita al Sasso Cavallo, si era seduto e appisolato davanti all'ingresso della grotta del Ram, aveva sognato uomini impazziti e animali in fuga, con centinaia di piccoli volatili che andavano a rifugiarsi, tremanti di paura, tra le pieghe amiche degli spaventapasseri.

Carlo Caccia



Sass Cavall - Giuseppe "Det" Alippi tra storia e leggenda:

Piccola leggenda di Serpedrago e Sasso Cavallo (Sass Cavall)
1 libretto per sentieri (appunti disegnati sui monti e nelle valli).