Dalle cattedrali della terra ai sentieri del cielo
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Un taccuino di appunti. Tracciati di vie, volti più o meno consueti.
Frasi, date, profili di montagne. Uomini che ancora una volta si mettono in gioco. Tutto questo nelle pagine che seguono. Un viaggio nei viaggi che gli esploratori e gli alpinisti hanno vissuto sulle rocce delle Dolomiti. Prima esplorando quelle vette messe lì come per una sfida, poi andando a scoprire spigoli, camini, diedri, pareti aperte dove disegnare, appiglio su appiglio, la storia dell'arrampicata classica.
E poi un nuovo rincorrersi lungo le direttissime, i percorsi della goccia cadente, geometrie quasi astratte, disegnate come sinopie al tavolino e poi applicate alla roccia. E quando la forza delle dita diventa troppo poca e troppo poche sono la superficie degli appigli e l'aderenza della roccia ecco entrare in gioco i chiodi. Strapiombi vertiginosi affrontati tagliandosi alle spalle la via di ritirata, traversate ardite e ingegnose con le quali collegare sistemi di fessure che si perdono lungo le pareti.
Tutto questo è stato l'alpinismo classico, quello fatto da cavalieri coraggiosi, veri "conquistatori dell'inutile", danzatori di passi verticali su palcoscenici posti davanti a platee quasi vuote.
E' sottile la cresta che divide la roccia sana del racconto che a volte sa farsi leggenda dal burrone friabile della retorica.
Ma la storia di questi personaggi tanto più affascinante quanto più si fa frammentaria, episodica, aneddotica, quanto più è difficile da scovare nascosta nelle pieghe di libri che sfuggono il grande mercato.
Questa storia non (può - non vuole essere) volta a inseguire un'enciclopedica completezza. E' semplicemente la storia delle rocce dove questi uomini hanno scritto le pagine più belle e significative della loro vita.
Ed ecco che a fianco del grande ciclo, dei grandi quadri ricchi di minuti particolari che richiedono per essere decifrati una lente d'ingrandimento e una straordinaria conoscenza di fatti e allusioni, nasce questo quaderno di viaggio. Perché dietro ai disegni di Luisa si intuisce, e più ancora si sente, uno studio attento di libri non tutti di facile accesso, non tutti facili a digerirsi.
Ci sono persone che hanno un dono magico nel saper leggere fra le migliaia di parole che compongono un libro quelle più importanti, nel saper trovare nella storia di un uomo quei due o tre episodi che meritano di diventare disegno, storia, rappresentazione.
A volte accumuliamo tonnellate di informazioni, ma l'immagine di Piaz dal cui zaino esce la testa del cane Satana e l'ombrello legato a armacollo dell'alpinista inglese Haupt o ancora l'immagine di Dino Buzzati che cammina nel parco di Milano, con un bastone in mano e che viene trasportata nel cuore delle sue Dolomiti (le Pale) parlano al nostro cuore con l'immediatezza di immagini che restano nella memoria.
Eppure quando uno ha finito di scorrere nell'ordine o nel disordine che preferisce questo mazzetto di fogli che (maledizione!) non sai mai da che parte girarlo, si rende conto di aver viaggiato un percorso strano e affascinante nella storia dei monti e di quanti vi hanno camminato dentro e sopra, facendo di questi il terreno di espressione della loro vita. Una forma di arte non codificata che l'artista Luisa ha saputo rileggere con loro, passando oltre i mille ostacoli o forse trasformando questi ostacoli, questi strapiombi in occasioni di gioco, di scalata.
In fondo anche l'arrampicata è visiva è vedere e interpretare (dare senso) a segnali piccoli a volte minimi. Restando in metafora: il grande alpinista è chi sa afferrare e tenere minuscole consecuzioni di appigli e medianti queste uscire dalla grande parete. E così il grande artista è colui che sa leggere in profondo e restituire agli occhi degli altri col linguaggio dei segni...
Divagazioni. Quello che conta davvero in queste pagine è l'approccio davvero unico alle montagne alle vicende svoltesi sulle loro pareti, forse la prima storia illustrata dell'alpinismo ... (Alberto Benini)